adorazione cento monastero agostiniane
Adorazione Eucaristica
sabato 7 dicembre 2024
Presso il Monastero Corpus Domini
Monache Agostiniane
via Ugo Bassi 60 - 44042 - Cento - FE - Email : adorazionecento@gmail.com

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Domenica 07/02/2016
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5,1-11)
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Alle origini Dio passeggiava con l’uomo nel giardino di Eden (cfr Genesi 3,8). Dopo il peccato, davanti a Dio l’uomo riconosce la propria piccolezza e fragilità (cfr Genesi 3,10), si riconosce per quello che è: peccatore. «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore!» (Luca 5,8). È questa anche l’esperienza dei chiamati dell’Antico Testamento, soprattutto i Profeti che hanno vissuto nella carne questa distanza abissale. Come Isaia che geme: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti» (Isaia 6,5). Nella Sua Fedeltà non solo Dio non si allontana ma si avvicina ancora di più: «uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse: Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato» (Isaia 6,6-7); «Gesù disse a Simone: Non temere» (Luca, 5,10b). Dio si avvicina talmente tanto da fare di chi ha difronte il proprio “inviato speciale”: «Sarai pescatore di uomini» (Luca 5,10). Riconoscere quanto Dio ha fatto per me - «A voi ho trasmesso anzitutto quello che anch’io ho ricevuto» (1 Corinzi 15,3) – mi dà la capacità di accogliere la Sua proposta e di farne la vita (cfr Isaia 6,8): un canto di lode e di ringraziamento anche nel momento della prova perché Tu, Signore, non ci abbandoni: Eccomi, manda me!


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